Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte

Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte

Al Museo Morandi di Bologna, con la riapertura al pubblico è visibile fino all’11 aprile 2021 Morandi racconta. Tono e composizione nelle sue ultime nature morte a cura di Giusi Vecchi, incentrata sul tema al quale Giorgio Morandi ha maggiormente legato la sua fama: la natura morta, declinata nei suoi aspetti tonali e compositivi.

I 10 lavori in mostra appartengono tutti all’ultima stagione della ricerca artistica morandiana, che va dal secondo dopoguerra agli anni Sessanta, caratterizzata da una cospicua produzione e da una ricchezza creativa, che fa registrare un numero altissimo di nature morte (quasi settecento). In questa fase matura della sua vicenda artistica, Giorgio Morandi indaga a fondo l’idea di serie e di variante.

MAMbo e Museo Morandi osservano i seguenti orari:
martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, h 14.00 – 19.00
chiuso: sabato, domenica, lunedì e festivi

 

Scopri di più cliccando QUI
La fruizione della cultura nel post-pandemia, tra nuove sfide e hub culturali

La fruizione della cultura nel post-pandemia, tra nuove sfide e hub culturali

> Intervista completa sul sito Bologna Business School

Il nuovo Decreto Ministeriale ha disposto la riapertura dei musei civici e delle sedi espositive a partire dal 18 maggio, secondo un piano sperimentale. Aperture contingentate e su prenotazione, sanificazione degli ambienti e misure di sicurezza per pubblico e dipendenti saranno i capisaldi di questo graduale “ritorno alla normalità”.

Come cambierà la fruizione della cultura in Italia e nel mondo in seguito all’emergenza sanitaria? Ne abbiamo parlato con Roberto Grandi, Professore Ordinario di Sociologia della Comunicazione nell’Università di Bologna, Direttore del Master in Digital Marketing and Communication di Bologna Business School e Presidente dell’Istituzione Bologna Musei.

 

Leggi l’intervista sul sito della Bologna Business School, cliccando QUI!

 

Conversazione sulla crisi del comparto culturale

Conversazione sulla crisi del comparto culturale

>> Intervista completa sul sito di Gagarin orbite culturali

Roberto Grandi è un esperto di problematiche di sviluppo dei processi culturali e delle comunicazioni di massa. Insegna all’Università di Bologna e dal 2017 è presidente dell’Istituzione Bologna Musei.

In passato è stato Assessore alla Cultura al Comune di Bologna e Pro Rettore all’Università di Bologna e ha lavorato per la televisione pubblica e privata. Negli anni ha approfondito il tema della comunicazione su tutti i livelli, dalla pubblicità alla moda, dalla politica alla comunicazione delle imprese e alle politiche di branding, in particolare quelle territoriali, nel loro impatto con lo sviluppo dei media digitali.

Chi meglio di lui può contribuire ad arricchire la nostra riflessione su questa grave crisi di tutto il comparto culturale causata dal distanziamento sociale e chi meglio può aiutarci a capire il ruolo che hanno avuto i mass media in questa emergenza.

 

Leggi l’intervista sul sito di Gagarin orbite culturali cliccando QUI!
Giovane, interdisciplinare, assolutamente tecnologica

Giovane, interdisciplinare, assolutamente tecnologica

Mentre nella regione i turisti si moltiplicano, in città cresce l’offerta culturale. Ma bisogna investire nella comunicazione, fidelizzare i cittadini e coinvolgere nuovi pubblici.

Roberto Grandi, già docente ordinario di Sociologia della comunicazione all’Università di Bologna ed esperto di comunicazione e mass media, dal 2017 è presidente del Cda dell’Istituzione Bologna Musei e dirige il master internazionale “New Media and Marketing Communication” presso la Bologna Business School.

In passato ha insegnato negli Stati Uniti alla University of Philadelphia, alla Stanford University e alla Brown University, e alla Tonji University a Shanghai. Dal 2000 al 2009 è stato prorettore alle relazioni internazionali all’Alma Mater Studiorum e dal 1996 al 1999 assessore alla Cultura al Comune di Bologna.

Con lui, Il Giornale dell’Arte ha fatto il punto sullo stato artistico e culturale della città di Bologna.

 

Leggi l’intervista completa, pubblicata da IL GIORNALE DELL’ARTE, cliccando QUI!

 

La città e i suoi musei

La città e i suoi musei

L’Istituzione Bologna Musei ha di recente presentato La città e i suoi musei, nuove forme di comunicazione, progetto che si inserisce nell’ambito del Piano Museale 2018 – previsto dal Programma regionale degli interventi in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali (Legge Regionale 24 marzo 2000, n.18) – e reso possibile grazie al contributo dell’ Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna.

Patrizia Tamassia – responsabile Programmazione e coordinamento delle attività di catalogazione dell’IBC – afferma a proposito: « Uno dei principali obiettivi che ci poniamo in questo momento come Istituto per i Beni Culturali [in riferimento alla LR.18, ndr] è quello di creare sistemi, ovvero modalità di collaborazione e organizzazione che vadano oltre l’attività del singolo museo, in modo da valorizzare di più il patrimonio culturale e ciò che riusciamo a riversare sul territorio, dando alle istituzioni pubbliche che si impegnano in questo campo un modo per essere più incisive e arrivare in maniera più diretta al cittadino.
Negli anni precedenti l’Istituzione Bologna Musei in qualche modo non aveva svolto fino in fondo la sua funzione di aggregazione rispetto alle domande della Legge 18: l’anno scorso – parlando con Maura Grandi, referente dell’Istituzione Bologna Musei – si è pensato di trovare un modo che riuscisse a identificare quest’Istituzione come vero soggetto. Il risultato è stato un progetto di sistema museale cittadino che ha visto l’inserimento di tutta una serie di nuove modalità di comunicazione. Per noi è stato molto importante, perché il progetto è andato in una direzione che intendiamo perseguire e che, a Bologna, era soltanto potenziale».
Grazie a questo progetto , dunque, l’Istituzione inaugura l’utilizzo di nuovi strumenti per la valorizzazione « del racconto del patrimonio permanente e delle attività promosse» dagli enti e dalle strutture del circuito comunale, puntando sulle potenzialità dei social media e sulla narrazione per immagini, senza escludere il più tradizionale supporto cartaceo. Un piano d’azione in cui promuovere la cultura significa anche offrire agli utenti nuove risorse, rendere più accessibili quelle esistenti e incrementare gli strumenti a servizio della conoscenza e della fruizione del patrimonio, in una prospettiva in cui residenti e turisti vengono “chiamati in causa” senza alcuna distinzione.

Di questo – e di molti altri aspetti legati ai luoghi della cultura e ai suoi abitanti – abbiamo parlato con il prof. Roberto Grandi, presidente dell’Istituzione Bologna Musei.

 

Continua a leggere l’intervista cliccando QUI!
Al modo di Ginevra Grigolo

Al modo di Ginevra Grigolo

Di seguito l’introduzione al catalogo della mostra “My way, A modo mio”. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 30 Aprile – 28 Maggio 2017.

“My way, A modo mio” è una mostra che si presta a una pluralità di letture che ruotano tutte attorno alla attività e alla vita di Ginevra Grigolo.

In primo luogo è il riconoscimento che MAMbo, erede della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, fa a chi ha portato avanti, attraverso la sua galleria G7, una progettualità di ricerca artistica che ha arricchito Bologna di uno sguardo originale e attento anche al contesto internazionale. E’ una attività che si è sviluppata nel sistema privato delle gallerie d’arte e che ha svolto una parte qualificante e rilevante nell’insorgenza e nella crescita di un’attenzione sempre più allargata all’arte contemporanea. Bologna è il luogo di partenza e di arrivo di percorsi che hanno portato Ginevra nelle fiere e nelle città che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. Questa attività che ha fatto della G7 un punto di riferimento costante per gli addetti ai lavori, i collezionisti e anche per il pubblico comune è partita in anni in cui le istituzioni museali dedicate all’arte contemporanea erano, nel nostro paese, ancora rare e disponevano di risorse limitate per dare conto di quanto accadeva in un settore per sua natura estremamente dinamico.

Questa mostra è anche la documentazione di quali artisti Ginevra ha portato alla G7 in questi 44 anni. E’ una occasione rara di ripercorrere una parte dell’arte contemporanea attraverso lo sguardo di una gallerista che è rimasta fedele a se stessa, al proprio gusto e intuito, al di là delle mode. Agli artisti “storici” più legati all’esperienza della G7 – come Ulrich Erben, Anne e Patrick Poirer, Franco Guerzoni, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Hidetoshi Nagasawa, David Tremlett – si accostano quelli dell’ultimo decennio come Edward Habicher e Fabrizio Corneli, i più giovani Andrea Naciarriti e Daniela Comani e, tra i bolognesi, Pinuccia Bernardoni e Fabio Torre. A riprova di una ricerca che è continuata in maniera tenace fino ad oggi e che ha saputo tenere insieme all’interno di uno sguardo internazionale artisti provenienti dai contesti anche territoriali più diversi. A corredo dell’esposizione è presente anche una documentazione cartacea che si accompagna a incontri che arricchiscono la comprensione del contesto e dell’attività di Ginevra.

Questa mostra è anche un omaggio a un modo di fare e di essere gallerista. Chi ha seguito l’attività della G7 in questi anni si è reso conto di come Ginevra non abbia semplicemente esposto le opere di artisti ma abbia creato uno spazio accogliente e favorevole sia per gli artisti – trattati con identico riguardo indipendentemente dal fatto che godessero già di una fama internazionale o fossero artisti emergenti – sia per i critici e gli studiosi, coinvolti anche nel significativo confronto ospitato da una rivista pubblicata con regolarità dal 1976 al 1980 e nell’affiancamento della programmazione della galleria, sempre orientata all’innovazione e alla scoperta. Ginevra ha sempre teso a creare un rapporto sincero e autentico di amicizia con ciascun artista, promuovendoli con convinzione e difendendoli con altrettanta convinzione, quando lo riteneva necessario e compartecipando spesso alla realizzazione di opere non sempre vendibili. E questo spirito lo respiri in galleria mentre segui Ginevra che racconta il senso dell’ultima esposizione in un rapporto complice con l’artista o quando racconta dell’ultimo viaggio a

Basilea o a Kassel.

Questa mostra è anche la realizzazione di quel desiderio di Ginevra, pudicamente tenuto riservato, di realizzare una mostra che sia, allo stesso tempo, fisicamente fuori dalla sua G7 e dentro allo spirito libero della G7, una sorta di dilatazione spaziale e, soprattutto, temporale della sua progettualità e attività.

Sono personalmente felice, a nome dei tanti che amano l’arte contemporanea e che stimano, ammirano e sono vicini a Ginevra, che possa abitare, a modo suo e per quattro settimane, gli spazi di MAMbo che vuole essere sempre più un presidio e, allo stesso tempo, un luogo di irradiazione e aggregazione dell’arte contemporanea.