All’inizio del 2004 presentai al Consiglio di Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Bologna la motivazione, approvata all’unanimità, di conferire a padre Michele Casali la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione. Purtroppo Michele morì il 13 giugno di quel 2004, prima di potere ricevere la Laurea Honoris Causa.
La motivazione che non è mai stata pronunciata pubblicamente, dopo avere percorso la vita di fra Michele si soffermò sulla fondazione del Centro San Domenico: “uno spazio culturale di confronto di idee diverse nel rispetto reciproco che, attivando dinamiche di relazione e di comunicazione, è in grado di proporsi come uno spazio pubblico”. Ai Martedì di San Domenico https://www.centrosandomenico.it/categoria/i-martedi-di-san-domenico/ sono passate -e tuttora passano- persone qualificate sia per la loro competenza nei campi del sapere e del fare più diversi, sia per il desiderio di contribuire al crescere di un dibattito pubblico in cui la parola mantiene una propria funzione nobile. L’incontro come momento alto di confronto e di discussione tra voci diverse con l’intento non di sovrapporsi le une alle altre, nella banale riproposta di modelli televisivi imperanti, ma di giungere a una ricerca del senso delle differenze e delle possibili convergenze. E’ questo intento e questo sforzo di costruzione di uno spazio pubblico che ha caratterizzato tutta la vita di Michele Casali”.
Uno spazio pubblico che se andiamo a ritroso nel tempo ci ha donato una letteratura di pensieri e di portatori di pensiero locali, nazionali, internazionali che hanno portato a confronto le diversità di idee e di proposte culturali che spaziavano dalla cultura popolare (come poteva essere quella degli amici di Michele, Francesco Guccini e Lucio Dalla) a quella accademica. Alle omogeneità preferiva il confronto dialogante, fedele più ai tempi del pensiero che ai tempi del mondo, che Michele vedeva caratterizzato da un “correre sconsiderato dominato dalla acriticità, dalla mancanza di riflessione, di meditazione”. Al tempo del presente, accelerato in maniera esponenziale in questi ultimi anni, amava contrapporre i tempi del pensiero, più “delicati: proporre, riflettere, studiare, discutere, confrontarsi, concludere. Anzi concludere non molto, poiché le decisioni sono sfaccettate: almeno bifronti, spesso multiformi, sempre provvisorie”.
Padre Michele aveva poi un lato più pastorale di innumerevoli relazioni a due, soprattutto verso chi aveva bisogno di conforto, di confronto di idee, di aiuto spirituale, di presenza umana. Tanti hanno avuto con maggiore o minore assiduità questo confronto con Michele. Io ricordo alcune volte accolto in convento il 4 agosto, giorno del mio compleanno e nella diocesi di Bologna di festeggiamento di San Domenico, oppure in alcune serate di neve, come ce ne erano un tempo, quando ci trovavamo nella piazza di fronte alla basilica, restituita all’intimità delle parole.
In questi momenti di incontro personale Michele ricordava che, nonostante le difficoltà, c’è sempre l’oggi: che è “ricco e vivo, concreto, ma viene trascurato. L’oggi delle piccole cose, l’oggi dei gesti e dei sentimenti, l’oggi della grandezza e della debolezza dell’uomo, degli atti di ogni giorno. L’immensità dei gesti essenziali e comuni: respirare, vedere, parlare, sentire, gustare, amare, sorridere, soffrire, inventare e creare. I mille ‘con’ che danno senso alla vita: convivere, confrontarsi, compatire, congratularsi…in una parola condividere”.
Padre Michele, dunque, promotore di spazi pubblici di confronto, funambolo di idee, pensieri, parole e allo stesso tempo presenza umana su cui contare.