Di seguito l’introduzione al catalogo della mostra “My way, A modo mio”. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 30 Aprile – 28 Maggio 2017.
“My way, A modo mio” è una mostra che si presta a una pluralità di letture che ruotano tutte attorno alla attività e alla vita di Ginevra Grigolo.
In primo luogo è il riconoscimento che MAMbo, erede della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, fa a chi ha portato avanti, attraverso la sua galleria G7, una progettualità di ricerca artistica che ha arricchito Bologna di uno sguardo originale e attento anche al contesto internazionale. E’ una attività che si è sviluppata nel sistema privato delle gallerie d’arte e che ha svolto una parte qualificante e rilevante nell’insorgenza e nella crescita di un’attenzione sempre più allargata all’arte contemporanea. Bologna è il luogo di partenza e di arrivo di percorsi che hanno portato Ginevra nelle fiere e nelle città che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. Questa attività che ha fatto della G7 un punto di riferimento costante per gli addetti ai lavori, i collezionisti e anche per il pubblico comune è partita in anni in cui le istituzioni museali dedicate all’arte contemporanea erano, nel nostro paese, ancora rare e disponevano di risorse limitate per dare conto di quanto accadeva in un settore per sua natura estremamente dinamico.
Questa mostra è anche la documentazione di quali artisti Ginevra ha portato alla G7 in questi 44 anni. E’ una occasione rara di ripercorrere una parte dell’arte contemporanea attraverso lo sguardo di una gallerista che è rimasta fedele a se stessa, al proprio gusto e intuito, al di là delle mode. Agli artisti “storici” più legati all’esperienza della G7 – come Ulrich Erben, Anne e Patrick Poirer, Franco Guerzoni, Sol Lewitt, Giulio Paolini, Hidetoshi Nagasawa, David Tremlett – si accostano quelli dell’ultimo decennio come Edward Habicher e Fabrizio Corneli, i più giovani Andrea Naciarriti e Daniela Comani e, tra i bolognesi, Pinuccia Bernardoni e Fabio Torre. A riprova di una ricerca che è continuata in maniera tenace fino ad oggi e che ha saputo tenere insieme all’interno di uno sguardo internazionale artisti provenienti dai contesti anche territoriali più diversi. A corredo dell’esposizione è presente anche una documentazione cartacea che si accompagna a incontri che arricchiscono la comprensione del contesto e dell’attività di Ginevra.
Questa mostra è anche un omaggio a un modo di fare e di essere gallerista. Chi ha seguito l’attività della G7 in questi anni si è reso conto di come Ginevra non abbia semplicemente esposto le opere di artisti ma abbia creato uno spazio accogliente e favorevole sia per gli artisti – trattati con identico riguardo indipendentemente dal fatto che godessero già di una fama internazionale o fossero artisti emergenti – sia per i critici e gli studiosi, coinvolti anche nel significativo confronto ospitato da una rivista pubblicata con regolarità dal 1976 al 1980 e nell’affiancamento della programmazione della galleria, sempre orientata all’innovazione e alla scoperta. Ginevra ha sempre teso a creare un rapporto sincero e autentico di amicizia con ciascun artista, promuovendoli con convinzione e difendendoli con altrettanta convinzione, quando lo riteneva necessario e compartecipando spesso alla realizzazione di opere non sempre vendibili. E questo spirito lo respiri in galleria mentre segui Ginevra che racconta il senso dell’ultima esposizione in un rapporto complice con l’artista o quando racconta dell’ultimo viaggio a
Basilea o a Kassel.
Questa mostra è anche la realizzazione di quel desiderio di Ginevra, pudicamente tenuto riservato, di realizzare una mostra che sia, allo stesso tempo, fisicamente fuori dalla sua G7 e dentro allo spirito libero della G7, una sorta di dilatazione spaziale e, soprattutto, temporale della sua progettualità e attività.
Sono personalmente felice, a nome dei tanti che amano l’arte contemporanea e che stimano, ammirano e sono vicini a Ginevra, che possa abitare, a modo suo e per quattro settimane, gli spazi di MAMbo che vuole essere sempre più un presidio e, allo stesso tempo, un luogo di irradiazione e aggregazione dell’arte contemporanea.