Il Presidente per caso di una serie televisiva batte il miliardario re del cioccolato e proprietario di Canale 5. Volodimir Zelensky è il nuovo Presidente della Repubblica Ucraina con il 73% dei voti contro il 24% all’attuale Presidente, Petro Poroshenko.

Al di là delle semplificazioni e delle facili battute su un comico che diventa Presidente quasi per caso, replicando in tre mesi l’ascesa analoga nella serie televisiva, queste elezioni insegnano molto sulle campagne elettorali definite post-moderne o post-democratiche.

Primo, il contesto. I sondaggi mostravano da tempo che solo il 9% della popolazione aveva fiducia nel governo e che l’avversione ai politici e al sistema politico era generalizzata.

Come in altri casi – ricordiamo la discesa in campo di Berlusconi 25 anni fa – gli elettori erano pronti a dare fiducia a chi veniva percepito come nuovo, rispetto alla vecchia politica.

Zelensky è al terzo anno della serie televisiva satirica di successo, Servo del Popolo, oggi anche su Netflix. Un insegnante di storia, interpretato da Zelensky, diventa Presidente in seguito al successo virale sui social media di una sua invettiva esplosiva contro la corruzione dei politici. A questo link un trailer della serie.

Significativo il post di tre settimane fa di My Tara, in cui il commento positivo si divide tra l’apprezzamento per la serie e quello per il presente e il futuro dell’interprete: The actual film is much better and clever than this compilation. And Ze is not only a good actor. He’s a successful business man, a true patriot and represents a new generation. Hopefully, he will have balls to fight corruption! And would start from building the roads around the country!

Avvicinandosi le elezioni, Zelensky fonda il partito Servo del Popolo, dal titolo della serie televisiva, e a Capodanno annuncia la sua candidatura. I sondaggi mostravano che gli elettori cercavano qualcuno nuovo, fuori dai giochi della politica che fosse disposto a metterci una faccia credibile. Ecco perché Zelinsky ha portato avanti una campagna elettorale anticonvenzionale con l’obiettivo strategico di essere percepito come nuovo e credibile. La brevità della campagna era un vantaggio, perché giustificava la mancanza di un programma completo ed elaborato.

Zelisnsky si è mosso online e offline tenendo fede allo slogan: “Niente Promesse, Niente Delusioni”.

Con l’aiuto di giovani volontari ha gestito la campagna elettorale attraverso un flusso costante di post, soprattutto brevi video, su Facebook, You Tube e Instagram (dove ha oltre 4 milioni di follower contro i 250.000 di Poroshenko). L’obiettivo era costruire una immagine positiva. Lo si vede allenarsi in palestra, scherzare con gli amici e mentre viene aggiornato da un team di consulenti che, si dice, lo seguiranno una volta diventato Presidente. La mancanza di esperienza è infatti l’accusa che tutti gli avversari gli muovono, non rendendosi conto che per molti elettori è proprio questa assenza la garanzia del suo essere effettivamente nuovo e fuori dai circoli della politica. Ha anche richiesto on line agli elettori di inviare idee per il programma elettorale.

Off line ha scelto una campagna che accentuava ancora di più la sua distanza dalla politica tradizionale. Rarissime conferenze stampa, pochissime interviste, sempre attento a non prendere impegni politici specifici, niente comizi. Ha scelto di girare il paese con uno spettacolo, insieme al suo gruppo teatrale “Kvartal 95”.

Al contrario del suo avversario Poroshenko, capo del partito Solidarietà, in politica e negli affari dagli anni ’90, che ha negli ultimi tempi abbracciato una posizione ultranazionalista contro la Russia di Putin, fino all’appoggio entusiasta alla proclamazione della indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina da quella moscovita. Poroshenko ha tenuto comizi tradizionali, si è appoggiato alla rete degli amministratori locali e è stato una presenza costante negli studi televisivi, da cui Zelensky si è tenuto lontano.

Zelensky ha accettato di fare un solo dibattito con Poroshenko, a due giorni dal voto, imponendo come luogo lo stadio olimpico di Kiev.

La percezione degli ucraini al termine della campagna elettorale è stata quella di una contrapposizione tra vecchio e nuovo. Tra ciò che già conoscevano e che rifiutavano e l’incognita di chi non prometteva per non deludere.

Poco hanno contato i legami con il chiacchierato oligarca Ihor Kolomojskij, autoesiliatosi a Tel Aviv, proprietario della rete televisiva “1+1” che mette in onda la serie Servo al Popolo. La rete ha parteggiato esplicitamente per Zelensky presidente, soprattutto all’avvicinarsi del voto.

Questa campagna elettorale ha mostrato tratti comuni a molte campagne recenti, in cui la scelta è stata guidata più dalla stanchezza, dalla nausea e dal rifiuto della politica tradizionale (spesso fatta coincidere con la democrazia rappresentativa) che non dalla adesione a chiari e credibili progetti elettorali. In questa situazione la comunicazione politica utilizza tutti i media (dai social ai tradizionali) e le occasioni off line per costruire l’immagine di candidati che vengano percepiti come nuovi e non-politici. E’ un processo che spesso ha vita breve, perché chi oggi è nuovo il prossimo giro è già considerato vecchio. D’altra parte, tornando all’Ucraina, la Rivoluzione Arancione che aveva mobilitato le speranze di tanta parte della popolazione per un cambiamento radicale era stata, almeno in parte, costruita utilizzando tecniche proprie del marketing politico che non hanno garantito la soddisfazione delle speranze che avevano suscitato.