Estate difficile per i musei nel mondo. Dopo i mesi di chiusura nel lockdown, le riaperture estive hanno segnato il 60-70% di presenze in meno rispetto allo scorso anno. Il Louvre -75% in luglio; -60% in agosto. I 13 musei della Istituzione Bologna Musei: -78% in giugno; -63% in luglio; -51% in agosto.
Nei mesi estivi i turisti sono sempre stati maggioranza, soprattutto i turisti stranieri. Quest’anno le città d’arte europee hanno perso i turisti d’oltreoceano e hanno raccolto un turismo più di prossimità che non ha compensato nei numeri gli stranieri dello scorso anno. D’altra parte il post-lockdown ha riempito le località costiere e di montagna, non certo i musei. Le visite ai musei sono state rimandate ai prossimi mesi.
Al Louvre nell’estate dello scorso anno i visitatori stranieri erano il 75%. Quest’anno sono passati al 20%. Nei musei civici di Bologna la scorsa estate le presenze straniere erano oltre il 50%. Quest’anno si sono ridotte al 20%. Scomparsi gli statunitensi (che erano il 16%), canadesi, cinesi, australiani le provenienze degli stranieri nei musei bolognesi hanno visto il prevalere di chi poteva raggiungere Bologna in auto. Francia con il 23% e Germania con il 14% hanno raddoppiato rispetto allo scorso anno; poi Olanda, Spagna, Belgio, Austria, Svizzera. Ha ottenuto un leggero incremento al 15% il Regno Unito, servito da numerosi e convenienti collegamenti aerei con il capoluogo dell’Emilia-Romagna.
I musei civici di Bologna non si sono limitati ad aprire i musei – fin dal 18 maggio, primo giorno possibile – ma hanno anche ricominciato, in sicurezza, a portare avanti attività in presenza. Campi estivi per giovanissimi e adolescenti, concerti di musica e performance notturne alla Certosa monumentale. Tutti i posti a disposizione sono andati esauriti.
Per i musei di tutto il mondo si tratta ora di ricominciare, sapendo che i numeri del 2019 saranno recuperati solo nel 2021.
I numeri sono importanti, soprattutto per i bilanci economici, ma non sono tutto perché i musei pubblici non sono solo sale espositive, ma veri e propri hub culturali. Questa crisi offre quindi la possibilità di approfondire tematiche talvolta oscurate dalla rincorsa dei numeri con mostre blockbuster. Ai turisti, che saranno alla ricerca di esperienze autentiche che allarghino la conoscenza della città, è importante fornire una più efficace comunicazione della ricchezza culturale delle collezioni permanenti e offrire mostre di dimensioni ridotte, ma di grande qualità attraverso lo scambio di opere con altri musei. Dialoghi tra opere che arricchiscono le narrazioni dei musei che partecipano allo scambio senza gravare sui costi. Verso i residenti si progetteranno iniziative di welfare culturale, sia attraverso percorsi nello spazio e nel tempo che propongono narrazioni originali anche intermuseali sia attraverso un incremento delle attività di mediazione culturale. I musei devono uscire dalle proprie mura e raggiungere i pubblici più fragili e i nuovi cittadini che attualmente sono non-pubblici. Iniziative inclusive che non hanno come target larghi numeri, ma che sono in grado di sedimentare nel tempo un approccio critico alla frequenza museale. Al mondo della scuola i musei bolognesi fanno una triplice proposta, la più ricca possibile, considerando anche che molti musei nel mondo hanno annullato per un paio di anni l’attività didattica.
Apertura dei laboratori all’interno dei musei. Laboratori on-line come durante il lockdown. Terza possibilità, la presenza dei responsabili delle attività didattiche museali nelle scuole.
La diminuzione di presenze è stata elevata ma è importante uscire dalla crisi non aspettando passivamente il ritorno dei turisti ma con progettualità nuove e originali in grado di coinvolgere i turisti, i residenti e il mondo della scuola.
*NOTA: foto di Stefano Laddomanda.