I manoscritti antichi esercitano un fascino crescente per noi che da oltre 500 anni utilizziamo libri a stampa. Osservare le miniature che arricchiscono e valorizzano anche artisticamente queste opere dell’ingegno artigianale offre una esperienza unica che Umberto Eco ha reso universalmente popolare con Il Nome della Rosa.
Pur essendo stati realizzati non per essere ammirati ma per essere utilizzati – nel caso dei manoscritti liturgici durante le funzioni religiose-, nel corso dei secoli hanno subito danni più o meno rilevanti.
Quindi prima di valorizzarli attraverso progetti che li promuovano a un pubblico che va oltre gli studiosi è necessario restaurarli.
E’ quanto sta avvenendo a Bologna a cinque corali miniati di grandi dimensioni (circa cm 59 x 41) straordinari per pregio storico-artistico, ricchi di miniature, in parte pergamenacei, provenienti da istituzioni ecclesiastiche bolognesi e ora appartenenti al Museo internazionale e biblioteca della Musica della Istituzione Bologna Musei . Questi miniati, come è avvenuto alla maggioranza di queste opere, hanno subito negli anni l’asportazione di parecchie carte, verosimilmente, le più riccamente miniate che sulla base di affinità decorative e contenuto liturgico possono essere identificate perché conservate in istituzioni e collezioni private.
Il progetto che comprende varie fasi – restauro, conservazione, digitalizzazione e infine valorizzazione e promozione – è affidato a un gruppo di lavoro coordinato da Antonella Salvi per l’Ibacn (Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e a Jenny Servino per l’Istituzione Bologna Musei.
La prima fase è lo studio conoscitivo sulle legature e sulle coperte a pelle, con legno, borchie, cantonali, ottone. Poi al restauro conservativo sui pezzi farà seguito la riproduzione digitale che ne garantirà una più vasta fruizione da parte di studiosi, ricercatori e appassionati di tutto il mondo, grazie alla possibilità di esaminare, non solo in sede ma anche a distanza attraverso il web, documenti antichi che richiedono attenzioni particolari e soprattutto una movimentazione limitata.
Il corpus dei libri liturgici del Museo internazionale e biblioteca della Musica, composto da oltre un centinaio di libri manoscritti e a stampa risalenti al periodo che va dal X al XV secolo, compresi i cinque manoscritti di imminente restauro, costituisce parte della collezione bibliografica musicale di padre Giovanni Battista Martini (1706-1784), riconosciuta fra le più prestigiose al mondo. Si deve infatti alla vasta erudizione e all’incontenibile desiderio di conoscenza dello storiografo, compositore e teorico bolognese, personalità tra le più eminenti e ammirate del Settecento musicale europeo, la formazione di un patrimonio librario di enorme valore, frutto di un attentissimo lavoro di ricerca ed esame critico delle fonti. La sua ricchissima collezione libraria all’epoca raggiunse oltre 17.000 volumi.
Il fondo dei manoscritti liturgici in particolare si distingue per rilevanza sia dal punto di vista bibliografico che storico-artistico, anche in virtù della eterogeneità delle tipologie raccolte: messali, innari, graduali, cantorini, vesperali, rituali e processionali.
Le misure di sicurezza Covid19 hanno impedito di costruire attorno a questo inizio del progetto un momento pubblico significativo. L’intento è trasformare il ritorno dei manoscritti al Museo in una condivisione ampia della bellezza dei manoscritti liturgici restaurati e in un concerto sui contenuti di questi codici musicali.