Il Ritratto di Gonfaloniere dipinto da Artemisia Gentileschi nel 1622 ha lasciato le Collezioni Comunali d’Arte di Bologna per raggiungere la National Gallery di Londra.

Dopo 111 giorni di chiusura, causa Coronavirus, questo storico e importante museo britannico finalmente riapre, recuperando una mostra prevista per il 4 aprile scorso. Il 3 ottobre, infatti, inaugura Artemisia, la più ampia e importante mostra monografica su Artemisia Gentileschi mai realizzata nel Regno Unito.

La decisione del direttore Gabriele Finaldi e della curatrice Letizia Treves fa seguito all’acquisizione nel 2018 da parte del museo londinese dell’Autoritratto come Santa Caterina d’Alessandria, il primo dipinto dell’artista a entrare in una collezione pubblica del Regno Unito.

“Sarà una rivelazione e una sorpresa per tanti scoprire la potenza dei dipinti di Artemisia e la sua storia grazie alle opere esposte e alla documentazione sulla sua biografia” ha detto Gabriele Finardi.

Questa mostra si inserisce all’interno di una rivalutazione critica che negli ultimi anni ha interessato Artemisia Gentileschi. I suoi dipinti, raffiguranti spesso seducenti e eroici soggetti femminili, sono stati finalmente riconosciuti di un forte impatto drammatico con una cifra originale che la colloca ora ai vertici dell’arte europea nel periodo barocco.

Trenta sono le opere presenti a Londra e tra queste Il Ritratto del Gonfaloniere, una delle opere delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna più richieste dai musei di tutto il mondo.

ARTEMISIA GENTILESCA FACIEBAT ROMAE 1622. Questa è la firma autografa a un dipinto a olio che documenta al meglio la sua attività ritrattistica.

E’ un gonfaloniere pontificio (Bologna per 350 anni è stata la seconda città dello Stato vaticano) effigiato a figura intera di cui non si conosce ancora l’identità. Sfoggia un’elegante armatura militare con la mano sinistra posata sull’elsa della spada, infilata nel fodero. Sulla parete di fondo si proietta l’ombra del cavaliere accanto al gonfalone papale, che aveva il compito di portare in parata. Il dipinto riproduce con magistrale cura la vivace espressione dell’uomo e la consistenza dei diversi materiali raffigurati, come le stoffe e il metallo, grazie a un sapiente dosaggio delle ombre. Il dipinto si colloca all’interno della tipologia del ritratto aulico a figura intera introdotta da Tiziano, tesa a commemorare il ruolo sociale e politico di chi era raffigurato attraverso gli attributi di rango. Pur collocandosi in uno schema tradizionale, la vivacità e la penetrazione psicologica del ritratto, il taglio audace della luce di chiara impronta caravaggesca, il virtuosismo nella resa dei differenti materiali, fanno di questo dipinto un capolavoro di straordinaria modernità, fra i massimi esempi della ritrattistica italiana nel Seicento. Rimuovere il quadro dalla parete, separarlo dalla cornice e riporlo nella cassa che lo porterà a destinazione è uno dei rituali più intimi e interessanti della pratica museale.

La sequenza di foto di Giorgio Bianchi ci fa vivere questo rito caratterizzato da competenza e accuratezza avvolte in una atmosfera di commozione e passione.

Ogni volta che un’opera d’arte lascia la collocazione permanente per recarsi in un altro museo interrompe il dialogo con le opere che le stanno sempre accanto e apre, per un periodo temporaneo, nuovi dialoghi con opere diverse. La percezione di un’opera d’arte è determinata anche dal contesto spaziale in cui è collocata e all’interno del quale noi la vediamo e apprezziamo. Il senso delle opere d’arte non è dato quindi una volta per tutte e tra pochi giorni Il Ritratto del Gonfaloniere prenderà il senso che i visitatori gli daranno nella relazione e nel dialogo che avrà con le opere che popolano la Mostra londinese Artemisia.

Note: foto di Giorgio Bianchi